IRLANDA – WRC L’ENNESIMO FLOP

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Il caso Irlanda del Nord sembra essere arrivato alla fine di un altro episodio andato in fumo ancora prima di avere uno straccio di base, una di quelle storture bestiali degli ultimi anni legati alla gestione del WRC, con una finestra tenuta aperta nel nome di un pentolone pieno d’oro.

Il caso WRC UK rischia di diventare una farsa senza precedenti, per il terzo anno consecutivo lo slot riservato alla Gran Bretagna finisce come tutte le bolle di sapone, in un niente. Oggi senza nemmeno fermarsi a fare una riflessione su una gestione del campionato mondiale vergognosa, dove la FIA risulta sempre più marginale nelle decisioni, con una commissione WRC (in questo momento rimasta vacante) succube del promotore e delle case, accetta che la palla sia lanciata in tribuna e come nulla fosse si passa a parlare di 2023. Concedendo tutte le attenuanti del caso, legate alla pandemia, per il Galles 2020, da quando sul tavolo è arrivata la scommessa Irlanda del Nord di concreto non si è visto nulla, nemmeno un rally sprint, tanto per gettare delle basi concrete di un evento e della squadra che andrà a gestirlo. Alla concretezza dei fatti e magari di qualche doblone d’oro in meno chi gestisce il calendario e i contratti ad esso legati, ha preferito credere alle promesse di un folletto verde che oramai da due anni rincorre tutti gli arcobaleni di Irlanda alla ricerca del mitologico pentolone pieno di oro. Il vecchio RAC, sia pure nella sua versione liofilizzata made in Galles, è uno di quegli appuntamenti per cui è sacrosanto mantenere un posto nel calendario mondiale, quando deciderà di rientrare. Non c’è bisogno di edizioni zero, o altro, ma la federazione britannica a questo punto dove fare qualcosa di più concreto che sperare anche lei nelle promesse del folletto verde, meno petizioni on-line (sulla salvezza dei rally in via di estinzione) e dei progetti manageriali concreti, in un paese dove come in Finlandia l’appuntamento WRC è un vero e proprio business.  

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