I DUE VOLTI DEL SAFARI

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Il continente nero ha lanciato la sua sfida per rientrare nel mondiale rally dal Kenia inaugurando il WRC Safari Project headquarters in Nairobi, alla presenza di Jean Todt, ma il nuovo Safari fa a pugni con quello storico che rivendica un passato unico ed anche il nome.  

I contrasti rallystici del continente nero tra il Safari storico ovvero l’East African Safari Classic Rally, sono abbastanza simili a quelli Europei con il fronte nostalgico contrapposto a quello che vorrebbe rientrare nel circuito iridato, chiaramente con un format di gara che è quello del WRC, con tre giornate di gara e prove speciali cronometrate (possibilmente chiuse al traffico). Diciamo sulla falsariga delle ultime edizioni della gara Kenyota, dove le speciali erano come quelle Europee, mentre la chiusura al traffico, allora, era decisamente più teorica. Lo storico che si tiene a fine Novembre in pochi anni è diventato un classico tra le storiche, attorno al quale ruota molto interesse, ma con una forte connotazione nostalgica. Il percorso ricalca a grandi linee quello di una volta, con ritmi meno infuocati che all’epoca adeguato a quella che è una prova di regolarità. Chiaramente il percorso continua a fare selezione come una volta. Il suo interesse è grande, ed anche la partecipazione, una gara che non è certo in sofferenza. Ma gli standard sono quelli classici di una rievocazione storica, con echi che non vanno oltre a quello degli appassionati. Inevitabile la mancanza di un ritorno mediatico vero, mancando i contenuti sportivi. Dall’altro c’è una volontà di riportare il mondiale, quello vero, sulle piste del Kenia e dall’anno scorso tanto per non restare indietro il nome Safari è risorto con una gara valida per il campionato Africano nella Rift Valley a Naivasha (un centinaio di chilometri a nord di Nairobi). Gara per ora in linea con quelle del campionato Africano di 230 chilometri circa, ma che facilmente può essere implementata sino soddisfare le esigenze del WRC. Al taglio del nastro del nuovo quartier generale della gara, area di 9000 metri quadrati, c’era il presidente Kenyatta e parte del governo della nazione, un headquarters imponente di oltre 1500 metri/quadrati situato nel cuore del centro sportivo Moi Kasarani. Quella che dovrebbe essere la base logistica del Safari punto 2. Il progetto pur avendo come termine il 2020, ha una gara che è già alla sua seconda edizione e lo stanziamento previsto dovrebbe essere di oltre 2 milioni e mezzo. Ma per l’edizione attuale ed il project headquarters il budget si avvicina comunque ai due milioni. Un affair politico, giocato con gli stessi canoni di una candidatura olimpica, ed è quindi evidente che era necessaria la presenza di Jean Todt massima autorità politica della FIA.         

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