DIAMOCI UN TAGLIO

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Sabato il sabotaggio di ben cinque vetture, con al centro due Fiesta del CIR Junior in lotta per il titolo (ed i suoi premi in palio) ha sollevato un gran polverone, ma in realtà non crediamo abbia smosso realmente qualcosa. Sabotaggi, chiodi ecc.. , si ripresentano ciclicamente a segnare i campionati dimostrando che oltre allo sdegno di facciata, non c’è voglia di cambiare.

Oramai sono trascorsi un paio di giorni dal fattaccio, ed inevitabilmente gli echi si vanno spegnendo, d’altronde sui canali social i giovincelli non hanno ancora delle vere e proprie tifoserie e questo velocizza la pratica a finire nella scatola dei casi irrisolti. Lasciando da parte la decisione del collegio che è stata immediata (fermando tutto lo junior), se vogliamo una toppa ma probabilmente la scelta più giusta che in quel momento si poteva prendere. Considerato che altre decisioni più gravose non sono certo competenza di chi amministra la giustizia sportiva nella gara e deve garantirne il regolare svolgimento anche quando insorgono i problemi. Di sicuro chi si giocava il campionato non è ripartito con la serenità di prima, ma le soluzioni per ovviare a questo erano più drastiche e dolorose. C’è però un aspetto che va avanti dalla notte dei tempi, quello di organizzazioni che se sotto l’aspetto giuridico sono anch’essi parte lesa, ma sovente con un interesse limitato alla ricerca della verità. Il sabotaggio sulle Fiesta Rally4 per essere effettuato ha richiesto l’apertura del cofano, quindi un’operazione impossibile da fare in maniera discreta, che richiedeva tempo e facilmente visibile dal servizio di vigilanza del parco. Per cui è facile immaginare non si sia trattato di scappati di casa, ed è presumibile che la band della tronchesina avesse anche chi sorvegliava la vigilanza o forse l’ha distratta creando un diversivo. Scoprire i colpevoli non è certo facile, ma se non partono le denunce alle forze dell’ordine e si dà il via alle indagini vere, a cominciare dalla visione da eventuali telecamere di sorveglianza presenti nella piazza del riordino, si resta sempre al palo. Una denuncia che dubitiamo sia partita nell’immediatezza della gara visto che alla TH Motorsport (la squadra di Campanaro), quando si presentata all’organizzatore con il conto dei danni (centralina e cablaggi) gli è stato suggerito di inoltrare denuncia alle forze dell’ordine. Lasciando da parte fumosi danni morali e di immagine, quelli materiali sono facilmente quantificabili e quelli aspettano a chi organizza la manifestazione che poi andrà a rivalersi, nel caso di mancanze, sui responsabili del servizio di vigilanza. L’impressione è quella di una comunità nel suo complesso poco propensa ad andare oltre allo sdegno di circostanza; trovare i colpevoli non è imprescindibile ma lo è cercarli. Altrimenti il messaggio è quello di un sistema abituato a convivere con certe situazioni, con poca voglia di fare qualcosa di concreto per cambiare. Questo vale per tutti, fan compresi, perché se torniamo al 2019 è difficile dimenticare la fronda di negazionisti del chiodo, che si è fatta beffe di Campedelli. Il fatto che il romagnolo sia un personaggio divisivo (che suscita simpatia o antipatia), non può certo portare a negare l’evidenza dei fatti, ed invece il web si è diviso in cori da fans è nessuno ha chiesto di andare realmente in fondo. A uscirne con le ossa rotte allora come adesso è sempre il pianeta rally Italia.

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