GR YARIS RALLY2 SCOPRE LE CARTE

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Come non abbiamo mai smesso di ripetere al Montecarlo gli occhi di tutti erano puntati sulle debuttanti GR Yaris Rally2, ed anche se le risposte hanno lasciato spazio a parecchi punti interrogativi, la vettura finalmente ha scoperto le sue carte mettendo in evidenza pregi e lacune.

I lati positivi sono fondamentalmente due: affidabilità e telaio stellare. Quattro erano le Yaris alla partenza e tutte hanno raggiunto il traguardo senza accusare problemi meccanici significativi, l’unico a ricorrere al super rally è stato Bryan Bouffier, per un uscita di strada sulla speciale La Bâtie-Neuve. Affidabilità frutto di un anno di lavoro tra Europa e Giappone, dove oltre ai test la vettura ha partecipato ad alcune gare del campionato Nipponico con un omologazione nazionale. L’indiscutibile punto di forza della Yaris è il telaio, la vettura è incollata alla strada e consente di correggere la vettura anche nelle situazioni più al limite. L’impressione è quella di un telaio adeguato alle potenze di un propulsore con molta cavalleria in più, probabilmente anche quella di una Rally1 oppure una WRC Plus. E’ palese il trasferimento di tecnologia accumulato in questi anni nella classe regina, prima con la WRC Plus, ed oggi con la Hybrid. I piloti che si sono occupati dello sviluppo non sono sicuramente dei punti di riferimento per l’asfalto, ed è quindi necessario un lavoro di messa a punto per i fondi catramati per migliorare le prestazioni. Viste però le razioni della vettura stiamo parlando di aggiustamenti e semplici regolazioni, perché il set-up neutro (stiamo parlando di vetture clienti consegnate qualche giorno prima del Montecarlo) è più che eccellente. I punti interrogativi sono tutti legati alle prestazioni; il rumore del tre cilindri non consente una valutazione ad orecchio, ed un cambio molto corto permette di salire molto rapidamente con i rapporti e aiuta le ripartenze. E’ però evidente che sui delicati equilibri trasmissione motore c’è ancora da lavorare; qualcuno ha puntato il dito sui quasi cinque minuti di ritardo accusati in una gara di tre ore e venti. I distacchi sono però relativi, soprattutto in una gara dove davanti hanno tirato dal primo all’ultimo metro. Inquieta molto di più il fatto che Pajari è arrivato (secondo) a due decimi dallo scratch a Agnières-en-Dévoluy, e Lefebvre (quarto) a 7”.5 a La Bâtie-Neuve mentre nelle altre quindici prove il gap dal primo ha sempre superato i dieci secondi. In pratica sono mancati gli acuti, ed in alcune occasioni il tre cilindri Toyota è sembrato in debito di cavalleria. Questo nuovo tipo di motorizzazione, in ambito sportivo resta tutto da scoprire, almeno su vetture dotate di una certa cavalleria, ed i tempi potrebbero non essere gli stessi che oggi servono per correggere un quattro cilindri. Motorizzazioni sulle quale si sta lavorando da decenni. Ora la Yaris dovrà mostrare la sua attitudine sul ghiaccio prima all’Arctic e poi in Svezia, un mezzo assaggio anche per quelle gare (sulla terra) dove le medie si impennano.

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