Le vittorie al Liburna, Brunello e al Tevere gli hanno fatto piacere, molto di più gliene ha fatto il quinto posto di Fafe, ma lui vuole restare coi piedi per terra. Alberto Battistolli, 24 anni, è alle Azzorre per la seconda tappa dell’Europeo non per replicare quanto visto nella prima gara continentale, ma per portare avanti il proprio progetto di crescita.
Battistolli, si aspettava di finire quinto a Fafe?
“No, non avevo esperienza su quel fondo e l’unica volta che ci avevo corso avevo finito tredicesimo”.
Qual era l’obiettivo quest’anno?
“Arrivare in fondo, viste le condizioni, ma non sapevo con che risultato ci sarei arrivato. C’era tanto fango e una situazione che da noi non trovi mai”.
Cos’è cambiato dall’anno scorso?
“Il mio modo di guidare. Guido più tranquillo, non mi prendo troppi rischi ma sono più veloce”.
E perché?
“Perché sono più sicuro delle mie note, ascolto di più Simone Scattolin, conosco meglio le potenzialità della mia macchina. È un processo lungo, ma più si fanno chilometri più cresce l’armonia fra tutti questi aspetti. Il percorso non è finito, lo si vede quando mi confronto con gli altri piloti dell’Europeo”.
Fafe è stato un risultato inatteso?
“Ho avuto anche un po’ di fortuna. Ho fatto una bella qualifying stage e ho pescato il terzo posto nell’ordine di partenza. Non so perché fosse ancora libero. Questo mi ha permesso di fare il primo giro con le strade pulite e nel secondo ho guidato come serviva guidare. Domenica non ho preso rischi e nella Power stage ho fatto il terzo tempo senza azzardare e con il pedale del freno che vibrava”.
Cosa significa questo?
“Che guidare tranquillo ha ripagato. È il sintomo di una guida fatta più con la testa che col piede”.
Come vede le Azzorre?
“Non so cosa aspettarmi. Non ci ho mai corso, so che sono strade guidate e strette”.
Prima parlava di fortuna per quanto riguarda il risultato di Fafe. Si tratta solo di questo?
“No. Abbiamo un metodo di lavoro che può dare risultati subito o permettere di imparare un determinato fondo. La terra toscana è dura e ghiaiosa e ci vado forte, ma è diverso in Sardegna o sul fango e sulla sabbia. Non si può essere fortissimi al primo colpo, ma il lavoro sta dando frutti”.
Sull’asfalto come procede?
“Dobbiamo lavorarci. Abbiamo fatto un test a inizio anno, ma più che altro per riprendere in mano la macchina”.
Come la vede per le prossime gare su asfalto?
“I miei avversari lo conoscono meglio e sono più allenati, visto che c’è chi ha anche già fatto il Montecarlo. Ci lavoreremo prima delle Canarie, so di peccare ancora molto su quel fondo: la mia guida è ancora troppo imprecisa”.
Qual è l’obiettivo della stagione?
“Ho l’opportunità di correre tutte le otto gare dell’Europeo spingendo sul metodo di lavoro per raggiungere risultati migliori negli anni successivi. Il 2022 non sarà l’anno decisivo”.
Niccolò Budoia