OGIER NUMBER ONE

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Nella prova Argentina Sebastian Ogier ha ridato alla parola team leader, il suo vero significato, che non è quello che dalla seconda metà degli anni 80 sino a sua maestà Loeb avevano interpretato come pilota più veloce pronto a tutto per avere il numero uno sulle portiere.

Essere il più veloce di tutti è l’obiettivo di tutti, da quando si parlava in italo-francese di mondiale rally all’attuale acronimo anglofono WRC. Ma se quando il mondiale mosse i primi passi le squadre riempivano le loro file di top driver, ed il team leader era il più veloce ma anche chi sapeva rispettare gli ordini di squadra e cementare il lavoro di tutti. Da metà degli anni ottanta è iniziata un incredibile deriva individualista (stile formula uno), dove si è arrivato sempre più frequentemente a vedere al timone dei team manager fantocci, signor si agli ordini della loro prima guida. E così troppo spesso si è assistito a lunghi assoli stagionali, perché le seconde guide volute, in realtà potevano essere delle terze o quarte guide. Chiaramente Ogier quando approdò in Volkswagen non poteva certo opporsi all’ingresso di Latvala in squadra, forse il solo pilota in questo momento di non farsi mettere K.O. al primo round dal Francese. Ma in Argentina viste le difficoltà del tracciato, e gli avversari degli altri team andare out dopo pochi chilometri, ha preso un ritmo attendista mai lentissimo, ma senza mai accennare un attacco a Latvala che però è sempre rimasto li nel mirino. Vuoi per coprirgli le spalle vuoi per correre a rischio zero, pronto a sfruttare un eventuale scivolone di JM (che in questi anni ne ha fatti tanti). Sta di fatto che sull’ultimo passaggio sulla El Condor, quando in palio c’erano i punti della super stage, ha buttato giù il piede mettendo tutti in ginocchio, dando l’impressione che se avesse voluto ribaltare la classifica avrebbe potuto farlo nel giro di due o tre speciali. Dimostrando a tutti che non è solo il più veloce, ma tatticamente perfetto, ed un vero leader in grado di legare la squadra. Visto che senza battere ciglio non ha lasciato Latvala libero di fare la sua gara, senza team order finali, o peggio restandogli in scia tanto da fare capire che gli sarebbe bastato un colpo di reni per saltarlo.

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