L’ESTONIA VUOLE IL WRC

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L’anno passato il WRC è andato in fibrillazione per le tante candidature extraeuropee Cile, Kenya e Japan, mentre quest’anno il vento soffia dall’Est con il ritorno alla carica di Croazia, Polonia ma soprattutto dell’Estonia la prima delle repubbliche Baltiche a mettere le mani avanti.  

L’anno appena passato in fatto di calendari il promoter si è trovato a gestire tre candidature extraeuropee che gli hanno creato non pochi grattacapi. In realtà trattandosi di una serie mondiale, quindi a cavallo tra il commerciale ed il politico, la condotta in fase di trattativa dovrebbe essere almeno con l’opinione pubblica più discreta e bilanciata. Invece le trattative sono andate avanti a proclami roboanti, seguiti dal vuoto pneumatico oppure smentite dai fatti, ed in più di un occasione hanno dimostrato in nome del denaro che nei fatti non c’era di farsi tirare per giacca, anche se sarebbe più corretto dire per il naso. Candidature come se piovesse, ma per riuscire a tornare a quota 14 si è dovuto aspettare tre anni. Tanto che l’anno passato sono andate in scena delle vere e proprie pantomime, con tre candidature ed il terrore di trovarsi a mettere in cantiere per il terzo anno consecutivo un calendario a 13 gare. Tanto che in più di un occasione il Promoter ha cercato di forzare la mano al Kenya, candidatura appoggiata direttamente dalla FIA, per anticipare di un anno il suo ingresso (programmato assieme ai budget per il 2020). Quando il Cile dopo l’edizione zero, ha concretizzato con i budget si è calmato tutto, ma dopo due mesi quando è sembrato che il Japan oltre ai budget per le presentazioni avesse anche quelli per la gara, ed è stata di nuovo fibrillazione. Ma quando il promoter si è allargato a pensare di mettere fuori questo o quello è arrivato l’out out di Todt, ed a quel punto è crollato un castello di carte che dietro aveva ancora troppo fumo. Ora è il turno delle Euro candidate con il bluff Croazia che ritorna alla carica, mentre la Polonia dopo essere uscita per ragioni di sicurezza, che celavano una situazione al limite dall’insolvenza sembra stia ritornando ad accarezzare il sogno iridato. Due progetti destinati ad affondare per mancanza di basi solide, la tradizione rallystica di questi è scarsa e comunque non tale da giustificare la raccolta di budget così importanti. Entrambe le organizzazioni sembrano attratte soprattutto dal business dei rally a pagamento, che può essere il futuro ma di certo non in paesi dove la cultura rallystica è quasi inesistente. L’unica candidatura che potrebbe avere delle basi solide è quella Estone, la prima delle repubbliche Baltiche. La tradizione non è quella dei paesi storici dei rally, ma la passione è tanta ed in pochi anni hanno preso forma campionati importanti in quantità e qualità. Ed a sostegno di questa candidatura e dell’edizione che si terra dal 12 al 14 luglio di quest’anno il governo Estone ha varato un finanziamento che sfiora la milionata di Euri. Una candidatura che se sarà finalizzata forse qualche problema tra esclusioni o probabili allargamenti di calendario potrebbe crearlo.

 

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