SAFARI A TUTTO PUBBLICO

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Quando si parla di rally Safari è inevitabile cadere nei luoghi comuni, a cominciare da chi rimpiange una gara mai conosciuta direttamente; il layout fotocopia classico del WRC è qualcosa che va troppo stretto a questa gara, ma quello che in questa edizione è saltato agli occhi, rispetto alle tre precedenti, è la presenza di zone pubblico organizzate, ed affollatissime.

Tutto quell’amarcord per una gara che si correva sulle strade di tutti i giorni aperte al traffico, da Nairobi a Mombasa e ritorno è qualcosa che va troppo oltre rispetto ai tempi, probabilmente nemmeno paragonabile alla Dakar delle origini. Uno standard più simile a quello della Mille Miglia che fece la storia, ma che oggi non avrebbe più alcun senso, o meglio il suo senso ha cominciato a perderlo nella seconda metà degli anni cinquanta, quando è calato il sipario sulla gara. Uno degli aspetti di cui non si parla, ed invece è debito analizzare e possibilmente farne tesoro è quello del pubblico. Inesistente all’epoca, se non quello folcloristico a gettone dei Masai nei loro abiti tradizionali, oppure quello legato all’attraversamento di piccoli villaggi lungo il cammino della gara. Nella versione a cavallo del nuovo millennio si incontrava qua e là sparuti manipoli di spettatori, generalmente locali ma di origine indiana a bordo dei loro fuoristrada. Nulla che si potesse definire “pubblico”, invece nell’ultima versione anni venti, l’organizzazione ha cominciato a lavorare su delle zone allestite espressamente per il pubblico. Con parcheggi adiacenti e facili accessi, zone messe adeguatamente in sicurezza e strutture ricettive per invitati, attrezzate per dare da mangiare e fornire altri servizi. Quello che ci si attende dai grandi eventi e la risposta di pubblico e sponsor in questi anni è andata crescendo, ed in questa edizione è stata semplicemente straripante. Numeri a giudicare dalle immagini superiori a quelli di molte altre gare, dove il pubblico viene considerato una scocciatura, oppure sul fronte spettatori lasciandosi trascinare dalla fronda di irriducibili, per cui i rally devono essere esclusivamente free. In un mondo dove per accedere a un qualsiasi spettacolo, oggi c’è quasi sempre un ticket da pagare, che non comporta solamente un esborso ma è garanzia di servizi, bagni pubblici, parcheggi comodi, navette, può essere la chiave di volta per avvicinare un pubblico nuovo. Magari non appassionato, ma attratto da un grande evento, e dalla possibilità di avere accessi agevolati e non bloccati a chilometri di distanza. Ed in alcuni casi a portare gli spettatori sono gli stessi sponsor, con biglietti omaggio e spostamenti organizzati, come succede alle olimpiadi oppure ai mondiali di calcio, ed altri grandi eventi.

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