L’IBRIDO CHE DIVIDE

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L’affair Hybrid legato al regolamento tecnico 2022 oramai da sei mesi è al centro di un braccio di ferro sotterraneo che da una parte vede la FIA, o meglio Jean Todt e dall’altra una frangia interna a promotore e altri soggetti che continua periodicamente a lanciare allarmi in pasto ai media, evocando scenari da estrema unzione ma la realtà..   

Il Covid-19 non ha assolutamente placato la guerra che cova sotto la cenere per i nuovi regolamenti tecnici per le nuove WRC 2022, ribattezzate secondo la piramide delle classi Rally1. Se lo scontro diretto ha visto il fronte del contro andare impietosamente al tappeto in Svezia, con Todt che è andato a mettere i puntini sulle “i”, uno scontro durissimo dove qualcuno ne è uscito con le ossa rotte. A marzo l’assegnazione del bando per la fornitura di motori elettrici e batterie, seguite dagli ultimi dettagli del regolamento tecnico hanno dato un chiaro segnale, per un avanti tutta. Da inizio aprile sull’onda dell’emergenza Covid-19, con il rinvio dei regolamenti tecnici di Formula Uno e WRX la cui applicazione era prevista per il 2021, il fronte del contro è ritornato all’assalto spingendo sui media a lui vicini per fare salire l’allarme per il regolamento 2022 rally, ventilando l’ipotesi che in questo momento di crisi sia consigliabile spostare tutto al 2023 (buttando all’interno della discussione anche il fattore tempo per i test delle nuove vetture). Il pericolo di perdere qualche costruttore per strada è un rischio altissimo, i budget delle case nei prossimi mesi potrebbero subire sforbiciate galattiche, ed anche se Hyundai e Toyota sino ad oggi hanno dimostrato di crederci i timori sono tanti, mentre per Ford o meglio M-Sport se il progetto Hybrid era già in bilico prima, ora che lo stop ha bloccato i rally in tutto il mondo fermando il business legato ai ricambi ed alle R5, R2 e Rally4 la situazione è ancora più complicata. Il rischio di ritrovarsi nel 2022, ma anche prima con due oppure un solo costruttore non è un’ipotesi così remota. Un grido di allarme reale, ma che non tiene conto degli effetti che potrebbe generare il ritardo di un regolamento tutt’altro che rivoluzionario, varato con una decina di anni di ritardo nei confronti di come si è evoluto il mercato dell’automobile. Innanzi tutto i costi che le nuove regole si propongono di abbassare in maniera sensibile, resterebbero tali per cui si andrebbe avanti un anno in più senza taglio alcuno. In un momento economicamente tragico da parte dei costruttori la prospettiva sarebbe investire su due stagioni costose ma di transizione, senza alcun elemento che possa coinvolgere il marketing aziendale. Se da un lato la Toyota con la nuova Yaris GR, ha legato il suo programma WRC al lancio della sua nuova 4WD di serie, è difficile immaginare possa gettare la spugna. Dall’altro lato c’è il contraltare di una Yaris WRC+ che oggi è la vettura più performante del lotto e con l’ingresso il prossimo anno della nuova vettura la possibilità di sbilanciare un equilibrio già precario per due intere stagioni fa tremare i polsi alla concorrenza. Ed a quel punto non è fantapolitica immaginare qualcuno decida di passare la mano. Con la probabilità concreta di ritrovarsi con un solo costruttore; di case concretamente interessate all’ibrido non c’è ne sono, ma nel caso di uno slittamento verrebbe meno anche un programma semiprivato o semiufficiale come quello che sta cercando di imbastire Solberg.

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