DON’T CRY ARGENTINA

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Il mondiale rally torna sulle strade sud americane con un elenco iscritti sempre più povero, ed un Ogier sempre più leader che dall’altopiano di El Condor potrebbe prendere il volo verso il suo secondo titolo.

In questi ultimi anni il mondiale rally a livello partecipazione di base più che evidenziare uno stato di crisi, è trapassato senza nemmeno ricevere l’estrema unzione. Ed in paesi privi di tradizione rallystica ha evidenziato una partecipazione locale rasente al nulla. Ed in questa latitanza di partecipazione alle spalle di WRC, WRC2 ecc.., anche l’Europa non è rimasta immune dalla rapida scomparsa della partecipazione di base. Ma se nel vecchio continente gli elevati costi del WRC, e l’offerta di gare nazionali, internazionali e continentali offre la possibilità a molti di trovare il loro palcoscenico, nel continente sud americano non si può certo dire la stessa cosa. Ed in particolar modo in terra Argentina dove i rally hanno sempre trovato terreno fertile e tantissima passione. Ma vedere un elenco iscritto con quaranta vetture e su queste solamente 3 battenti bandiera Argentina la dice lunga su uno sport che in pochi anni è riuscito a snaturare la sua essenza, all’inseguimento di chissa quale chimera. E quel che è peggio su uno dei percorsi più belli che il circus iridato sia in grado di proporre, con tre frazioni sterrate differenti e particolari uniche nella bellezza del tracciato e dei quadri in cui si vanno ad incastonare. L’unico life motive sportivo rischia di essere l’Ogier show, visto che si in Vw che negli altri team nessuno sembra oramai in grado di mettere in difficoltà il Francese.

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