WORLD RX CHI LO HA VISTO?

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La nuova era del World RX è iniziata nell’anonimato più totale, con il passaggio della classe regina all’elettrico il plotone dei contendenti si è assottigliato a soli otto piloti, ma ad impressionare è stato il vuoto assoluto di immagini di una disciplina altamente spettacolare ma prigioniera di uno streaming in abbonamento blindatissimo.

Parlare di una nuova era per il World RX può sembrare addirittura riduttivo, stravolta la formula sportiva, per aumentare il mordente o meglio gli autoscontri alla prima curva che partendo in quattro o cinque sulla stessa linea non potrebbe finire che a sportellate. L’avvento dell’elettrico con appena otto vetture e sole tre squadre la dice lunga sul fatto che tecnicamente sono saltati molti degli equilibri economici già precari. Un cambio troppo oneroso per una specialità che aveva già l’acqua alla gola. L’impressione dopo questa prima è quella di una disciplina che nel tentativo di risollevarsi ha perso la bussola, affidandosi ad una rivoluzione totale, nel tentativo di andare ad inseguire il rally cross americano dove le regole sportive vengono troppo spesso stravolte nel nome dello spettacolo. Un concetto di show troppo spesso è staccato dalla realtà, perché risponde ad una ristretta cerchia che comprende i pochi attori protagonisti e il promotore, che da quelle parti è anche l’organizzatore della serie. Quello che però ha impressionato ad Hell è il black out di immagini e reportage durante la gara, con un promotore che addirittura fa uscire con il contagocce news scritte e scatti della gara. Se i rally si possono considerare uno sport di nicchia, la proporzione con il rallycross è inevitabilmente impietosa per i circuiti misti terra asfalto. Ed è proprio in virtù di questa condizione che oscurare qualsiasi immagine per far si che gli appassionati siano obbligati ad andare sullo streaming in abbonamento è una visione molto limitativa. Qualche immagine in più, come in una sorta di spot continuo potrebbe attrarre qualche appassionato ad abbonarsi, ed eviterebbe di fare cadere la disciplina nell’oblio dei più. La società con sede a Monaco di Baviera sta applicando la stessa ricetta del WRC al WRX e all’ERC, una scelta molto rischiosa perché nel motorsport il mondiale rally come la Formula Uno ha alle spalle la macchina comunicativa delle case costruttrici, mentre rallycross e Europeo rally sono frequentate nella più rosea delle ipotesi da team satellite (spesso alla lontana).

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