MANAGEMENT O FEDERAZIONI

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Spesso il mondo dai rally made in Italy quando si parla di fare crescere i giovani ci si aggrappa alle inefficienze della nostra federazione, e si guarda al falso mito della federazione francese, ma non si prende spunto dai management scandinavi come la Buag oppure la Even, eppure abbiamo in casa un esempio come la VR/46 Riders Academy che ha appena vinto la moto GP con Bagnaia.

In Italia oramai dai tempi di Loeb si vive nel mito della federazione transalpina, anche se Loeb e Ogier in realtà sono prodotti del vivaio Citroen, mentre i giovani sbarcati nel mondiale in questi ultimi anni, vedi Fourmaux e Loubet sono sotto l’ala della FFSA e della sua struttura (istruttori, medici ecc..), ma l’intervento federale nei loro budget campionato è pari a zero. Il mito dell’aiuto di stato nel bel paese fa sempre maggiore presa rispetto a iniziative aziendali come invece sono le scandinave Buagsport (Timo Jouhki) e Even Management (Erik Veiby). Da noi strutture simili sono viste con molta diffidenza, come eventuali manager o coaching seri, meglio il fai da te per poi finire nelle mani di chi promette la luna ma nel concreto a fatica riesce a dare una consulenza adeguata, unico interesse il proprio compenso. Eppure c’è un Italia che sa lavorare seriamente, ed ottenere grandi risultati come la VR/46 Riders Academy, una struttura in grado di prendere per mano e fare crescere un giovane di belle speranze come Pecco Bagnaia, sino a vincere il titolo della moto GP. La factory di Valentino Rossi è un esempio imprenditoriale di eccellenza, con un grandissimo campione capace di fare business con un programma di filiera. Investendo la sua immagine e quella dei partner, per continuare ad alimentare il filone dove è stato protagonista; una storia ad anni luce dal mondo delle quattro ruote dove a prevalere è sempre l’io. Dall’investire sino all’ultimo cent’esclusivamente per il proprio giochino, ma nulla al di fuori di questo; oppure indipendentemente da esperienza e trascorsi improvvisandosi coach, noleggiatore, ecc.. . Dall’altro lato fanno da contraltare a queste storture un mondo di giovani quasi tutti provenienti da famiglie corsaiole, con genitori disposti a spendere (perché sanno cosa costa correre), ma spesso ingombranti perché ne sanno sempre una più del diavolo poco propensi ad ascoltare e comunque a stare quel passo indietro per non caricare di altre pressioni i loro ragazzi. Da inguaribili romantici vogliamo credere sia possibile creare qualcosa di simile a VR/46 o alla Buagsport, anche sul pianeta Italia, nulla di miracoloso visto che succede in molti altri sport. Contare sulla federazione è un’utopia tutta italiana, trattandosi di un organo territoriale portare avanti questo o quel pilota indipendentemente dai meriti è estremamente complicato, perché ogni regione o territorio ha le sue rivendicazioni per i suoi campioncini. Questo nel migliori dei casi limita i supporti a politici interventi a pioggia ad integrazione dei singoli budget, preferibilmente verso programmi internazionali, ma anche nazionali come è stato quest’anno.   

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