ITALIA – FRANCIA, TERRA A CONFRONTO

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Con il terre des Causses prende il via la serie transalpina sulla terra e ne abbiamo approfittato per fare un parallelo tra le gare sulle strade bianche italiane e francesi, mettendo ai raggi X gli elenchi iscritti con quelli del Val d’Orcia, ed è emersa una situazione abbastanza chiara dove costi, premi, federazioni, chilometri e promozione non fanno la differenza vera.

Ad ogni confronto con il pianeta rally Francia, con i numeri ne usciamo sempre con le ossa rotte, ma questa volta il parallelo abbiamo voluto farlo sulla terra, cercando di avere delle risposte reali e non quelle che ci piace sentire: da loro costa di meno, hanno dei chilometraggi veri e apriti cielo tutti gli strali del cielo da scagliare contro la nostra federazione. L’idea di farlo sulla terra è legata a due realtà non così distanti dal punto di vista del numero delle gare, sette in Francia e sei in Italia, alle quali noi possiamo aggiungere Raceday e Brunello. La stagione passata i numeri francesi hanno proposto degli elenchi iscritti con il doppio delle vetture rispetto a quelli italiani, ed a volte anche qualcosina di più. Iniziamo dal faccia a faccia nudo e crudo 151 iscritti al terre des Causses e 59 al Val d’Orcia, un verdetto impietoso. Ma se andiamo a dividere le vetture più recenti Rally2, 3, 4, 5 e i gruppi R1, ecc.. ed i vecchi gruppi N, A e omologazioni scadute varie i numeri si dividono in 85 moderne 66 anzianotte in Francia, mentre da noi sono 49 le vetture moderne (abbiamo incluso anche le N5, tutte auto molto recenti) e 10 vecchie. Il confronto tra le moderne risulta però drogato dal Clio Trophy France Gravel, a Capdenac sono ben 39 le rally5 impegnate nel monomarca della Regie, senza le quali il numero delle loro moderne scende a 46, perfettamente in linea con i numeri delle nostre moderne. Lasciando da parte la risposta al perchè dei successi dei trofei monomarca dall’altra parte delle alpi, l’abisso si crea sulle vetture con tante stagioni sulle spalle, 10 le nostre 66 le loro, un parco vetture dove la parte del leone la fanno quelle di proprietà. A questo proposito possiamo raccontarci la storia dei sedili, delle cinture, oppure dei serbatoi, scuse per negare la realtà di 25 anni, quasi 30, dove il noleggio da corsa da noi ha soppiantato tutto e tutti. Vero che non si va incontro a spese di aggiornamento, rotture, ecc.. (franchigie a parte), ma la tentazione di correre con un auto di ultima generazione, magari facendo una o due gare in meno è la vera forza del noleggio. Una situazione dove ci siamo entrati noi (inteso come movimento complessivo) senza aiuti o forzature federali, e dalla quale non è facile uscirne, perché si tratta di ricostruire un patrimonio dilapidato in due decenni. Se proprio vogliamo trovare un peccato originale bisogna andare a ritroso quando a inizio anni 90 in Francia c’erano i gruppi F, mentre da noi le omologazioni scadute sono arrivate con una decina di anni di ritardo. Ma ricordarlo oggi non serve a niente.

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