Anche quest’anno la kermesse Sanmarinese è stata travolta dal solito polverone alzato da due rumorose fazioni di pro e contro, al centro della discussione i numerosi ritardi dal fuoco di paglia e sterpaglie, all’increscioso lancio di petardi e una presunta bomba carta in mezzo alla folla, un gesto che va ben oltre al folclore a cui ci ha abituati il Legend.
In molti sono soliti ripetere che i fans dei rally non sono come quelli del calcio, paragoni nei quali è sempre meglio non avventurarsi, troppo semplificativi nel ridurre ad un branco di esagitati a uno stadio intero. In realtà quando i numeri diventano importanti è inevitabile trovarsi a fronteggiare qualche manipolo di fans (anche dei motori), propensi a comportamenti border line, come in tutti i tipi di manifestazioni. Il discorso pubblico pagante, deve sempre tenere in considerazione anche quello di un adeguato controllo, che a bordo strada è molto più complesso rispetto a delle manifestazioni che si svolgono in strutture con adeguati controlli agli ingressi. Ma contrariamente a chi sostiene che i rally non possono essere controllati, un esempio è il rally del Portogallo che riesce a contenere una marea di pubblico in maniera adeguata, nonostante un pubblico nella maggioranza (fatta eccezione per i pacchetti gold, ecc..) non pagante. Principi di incendi a parte che purtroppo non sono una novità, a fare scalpore sono stati i petardi, ed altro materiale esplodente in lanciato in mezzo al pubblico, provocando feriti (fortunatamente lievi) ed obbligando a lunghi stop per l’intervento dei soccorsi. Episodi che vanno ben oltre l’inqualificabile, ai quali bisognerà porre un freno, a meno che non si intenda mettere a rischio la manifestazione stessa. Questo sarebbe un autentico peccato perché il Legend è una kermesse che fa del bene alla specialità, ma deve fare un step evolutivo verso la gestione di un grande evento e non semplicemente di un rally qualsiasi. Oggi da una parte ci sono tutti i crismi di una manifestazione che ha saputo crescere di edizione in edizione, creando una tre giorni di grande spettacolo motoristico, in grado di rinnovarsi e proporre sempre nuovi temi e non fare rimpiangere l’anno precedente. A non rinnovarsi è però stato il palcoscenico, quello di un rally classico pensato per i concorrenti e lo spettacolo da garantire al pubblico, mentre lo spazio riservato al pubblico ha mantenuto l’impalcatura delle prime edizioni, quelle classiche a cavallo dei due secoli. Uno degli elementi che bisogna tenere in debita considerazione è la differenza tra eventi WRC da sold out come Portogallo o la Finlandia, dove da un giorno all’altro cambia il baricentro delle tappe, mentre il Legend si resta nei ristretti spazi della repubblica del Titano per tre giorni consecutivi. Questo aumenta esponenzialmente il degenerare di situazioni al limite, anche da parte di fans che nella realtà non sono poi così esagitati. Una nuova sfida per una kermesse dove il cronometro non interessa quasi a nessuno, ma che ad oggi è la più grande manifestazione spettacolo delle corse su strade e perderla sarebbe un grandissimo peccato per tutti, estimatori e detrattori.
