RALLY SHOW, IL PIANO B

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Da un paio di settimane la Loran appoggiata da una cordata di preparatori sta cercando di mettere in piedi una serie di gare in circuito (a scadenza) per riuscire ad essere pronti appena scatterà il semaforo verde per lo sport. Nessuna ambizione di sostituirsi ad altri campionati oppure alla strada vera, ma questa proposta ha scatenato polverone incredibile ed ingiustificato.

Che i rally in circuito, a cominciare dalla capostipite la kermesse di Monza, abbiano sempre acceso gli animi, soprattutto degli appassionati, è una sorta di tradizione che si rinnova ad ogni fine stagione. Ma la nuova ondata di polemiche e discussioni che si è andata a creare attorno al progetto capitanato dalla Loran lascia abbastanza basiti, perché la natura di questa proposta non ha nessuna velleità di andarsi a sostituire ai rally veri, ma è stata concepita come un’opportunità per dare la possibilità di riaccendere i motori appena verrà dato il via libera alle prime manifestazioni sportive. Un’operazione a tempo limitato, che nel caso si potesse ripartire contestualmente agli altri sport con le gare su strada, per ammissione degli stessi promotori non avrebbe più motivo per partire. Tra l’altro a metterci la licenza e la competenza organizzativa è la PRS Group, una struttura che nelle ultime stagioni ha organizzato solamente rally su terra; dando vita (l’anno scorso) a ben tre gare. Ed in questi anni quando la terra era entrata nella crisi più nera, se è riuscita a rialzare la testa un importante fetta del merito è proprio della PSR. Un aspetto che credo sia doveroso sottolineare, perché è difficile immaginare come un organizzatore che ha speso anni in una battaglia economicamente persa come la terra sposi una causa che vada contro i rally stessi. Ovviamente sino al 4 di maggio quando il governo emanerà le linee guida per la fase 2, forse anche qualche giorno in più per conoscere i dettagli che si nascondono tra le pieghe dei decreti, sarà impossibile stabilire quali saranno i tempi della ripresa. La nostra speranza è che organizzatori che stanno dando l’anima per mantenere le loro date, Rendina (con il suo doppio round ERC – CIR) su tutti, riescano a farcela. Ma in questo caso più che l’augurio e la speranza di tutti sarà necessario che la federazione sia all’altezza del suo ruolo. Non in quello che tanto fa discutere i più: i costi di licenze, iscrizioni, passaporti ecc.. ma nell’andare a spendersi con l’apparato governativo per garantire di potere ritornare a correre sulle strade il prima possibile. Magari cercando di mettere sul tavolo qualcuno di quei nodi che sono rimasti nel limbo da anni. Quindici venti giorni e sapremo qualcosa di più concreto, ma lasciando da parte il problema distanziamento sociale e pubblico, c’è quello di un apparato sicurezza dottori, ambulanze ecc.. che potrebbe non essere disponibile, oppure al quale in qualche provincia le stesse prefetture optino per non autorizzarne il distaccamento su un evento sportivo. In questo scenario che speriamo non si verifichi è comunque debito pensare ad un piano B e queste gare in circuito, quindi senza pubblico e con un’impiantistica di sicurezza più contenuta potrebbero essere una risposta per fare ripartire un settore che sta entrando in un forte debito di ossigeno. Sicuramente non è una panacea perché la crisi economica che sta per esplodere terrà molti al palo, e molti altri preferiranno attendere le gare dove più si divertono. Ma da parte della federazione è doveroso prendere in considerazione questa proposta, oppure altre che potrebbero arrivare, perché anche il piano B è doveroso pensarlo e pianificarlo con anticipo. Ed in questo caso non si tratta di un singolo organizzatore, ma di una larga cordata con all’interno una moltitudine di soggetti del mondo dei rally Italiani.

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