LA MAGIA DELLA TALLA 30 KM DI P.S.

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Solamente pochi giorni addietro abbiamo messo nel mirino una delle principali problematiche dei rally made in Italy odierni, ovvero la gabbia dei format che pesa su tutte le gare, ed in maniera particolare nei campionati tricolore. Un argomento di grande attualità in particolare con il Casentino che ha nuovamente inserito nel suo layout la “Talla” una speciale di 30 chilometri.

Una dei tanti lati negativi dei format blindati è l’appiattimento dei campionati nazionali verso il basso, ma ancora peggio è quando si cerca di ingabbiare tutti. Oggi disposti ad uscire dagli schemi sono veramente in pochi e il discorso meritocrazia, più che uno stimolo sembra un deterrente. Quello che il tuo concorrente provi a fare qualcosa per la quale riesca a distinguersi. Uno dei casi più lampanti è quello del campionato IRC, una serie internazionale, blindata ai valori minimi imposti per le gare tricolore di seconda fascia (nonostante un iscrizione a calendario internazionale senza titolazione). Se vogliamo un vero assurdo perché l’adesione a un calendario FIA dovrebbe garantire una maggiore elasticità, in particolare se non si aderisce a un campionato come quello CIAR o TIR che dal 2020 si sono vincolati, allora per necessità, ed oggi si fatica a fare marcia indietro perché a prevalere è la filosofia di vedere chi fa qualcosa di differente, come un contestatore o reazionario. Mentre in realtà è un’opportunità per avere qualcuno che sperimenta a suo rischio e pericolo, una sorta di cavia, ma dalle quali si possono trarre indicazioni utili, invece di andare a vista: metto chilometri tolgo chilometri, metto la terra tolgo la terra. Un rally come il Casentino di sicuro è andata a complicarsi la vita per chiudere la sua gara sulla classicissima Talla, speciale di ventinove chilometri e rotti, chiaro l’obbiettivo di dare qualcosa in più dal punto di vista sportivo alla gara. Restando però in quel format ingabbiato obbligatorio anche nelle gare internazionali, è abbastanza evidente che Norcini e soci se ne avessero avuto la possibilità avrebbero aggiunto qualche chilometro alla lunghezza totale, dando così una maggiore omogeneità al loro percorso. Oggi dai segnali che arrivano dagli elenchi iscritti, nessuno ci sembra è disposto a ritornare a centocinquanta chilometri prepandemia, troppi i concorrenti che si rischiano di perdere. Ma permettere a chi vuole anche fuori dal CIAR di portare la sua gara a centoventi e rotti, sarebbe un apertura che gare come il Casentino oppure l’Elba, interessate dare qualcosa in più a chi ci corre avrebbero sicuramente sfruttato. Nel corso della stagione attuale le uniche gare che hanno sfruttato la tolleranza da applicare al limite massino di chilometri concessi sono state proprio le due gare dell’IRC: Elba e Casentino. Ed è per questo che ci ostiniamo a perorare la causa dei format liberi, perché una volta stabiliti dei limiti minimi quelli massimi oggi li fissa il mercato e nessuno è disposto ad andare troppo oltre, ma è stupido cercare di castrare chi è disposto a fare qualcosa di più.

TABELLA TEMPI E DISTANZE

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