INCOGNITA RALLY SPRINT

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La vera novità per la stagione venti ventisei tricolore è il ritorno dopo anni di assenza dei rally sprint, una decisione sacrosanta perché nella attuale piramide dei rally italiani in questi ultimi anni è risultata sempre più lontana dall’attività di base, i presupposti però lasciano perplessi come una ricetta butta li senza preoccuparsi di analizzarne tutti gli aspetti per farla funzionare.

Di un ritorno ai rally Sprint se parla da qualche tempo con una certa nostalgia, soprattutto oggi che i rally made in Italy sono stati ingabbiati in formule al ribasso chilometrico, ma senza mai pensare a reintrodurre una formula più accessibile alla base dei praticanti. L’ultima stagione degli sprint è stata il 2009 e da allora (ma anche qualche decina di anni prima) a tirare il freno a mano è stata una federazione accondiscendente verso le pressione degli organizzatori delle gare più importanti (rally di zona compresi), che vedeva queste gare come antagoniste, quelle che portavano via iscritti. Nel frattempo hanno preso piede le Ronde, uno spirito simile ma con più chilometri, ed anche loro sono entrati nel mirino e sono stati obbligati a stazionare nei mesi tradizionalmente vuoti, e di vincolo in vincolo si sono ridotte a poche unità, nel 2013 sono comparsi i rally day, gare a chilometraggio ridotto, che però dopo gli anni della pandemia sono andate ad estinzione naturale. Per il momento non è ben chiaro dove i rally sprint andranno a parare, tra le poche righe messe nero su bianco, c’è il chilometraggio compreso tra i venti ed i trenta chilometri, ed un massimo di due prove speciali. Logicamente viste le dimensioni ridotte si dovrebbe trattare in una gara da concentrare integralmente in una sola giornata. Manca però una lunga serie di dettagli importanti, uno su tutti quello legato alla partecipazione delle vetture più performanti, escluse dai nei rally sprint di una volta, ed anche nei rally day. Ma senza avventurarsi in regole che devono ancora essere scritte, e si spera saranno frutto di un attenta analisi tra gli sprint di ieri e l’attuale movimento rallystico, perché i Rally Day che in un certo senso sono stati gli eredi degli sprint, sono scomparsi di morte naturale. Se tra chi ha lanciato la proposta c’è chi si lamenta un tentativo di boicottare l’iniziativa, da parte di alcuni personaggi della vecchia commissione, oltre all’immancabile gruppetto di organizzatori contrario, per il momento ci sembra la bozza odierna si stia boicottando da sola. L’importanza di una tipologia di gare entry level, in grado di abbassare i costi, parte con un iscrizione a calendario uguale a quella dei rally nazionali la bellezza di 4.000 euro, ai quali si vanno a sommare la tassa di gara alla prima iscrizione 1.500 euro; un totale di 5.500 che per chi organizza non è proprio light. Inoltre non è assolutamente chiaro dove si andrà a parare con le assicurazioni delle gare, letteralmente esplose dopo il caso Allianz a fine 2024, due elementi che non avvicinano i vecchi organizzatori tantomeno quelli nuovi. Il tutto a fronte non dei numeri di quelli che sono stati i rally sprint, ma più realisticamente dei rally Day, la gara a minore costo sul mercato sino al 2023.

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