IL WRC ANCORA AL PALO

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Le decisioni del consiglio mondiale FIA di ieri sono sembrate un lunghissimo bollettino di guerra ma come nella realtà di tutti i giorni a pagare il prezzo più importante alla pandemia mondiale sono stati i soggetti più deboli, ed anziani, che nel motorsport di oggi corrispondono a quelle discipline più refrattarie ai cambiamenti.

Un lungo elenco dei calendari di tutte le discipline del motorsport non è certamente quello che ci si attende dal report finale del consiglio mondiale FIA di giugno. Ma non potrebbe essere altrimenti considerato che i due più grandi avvenimenti sportivi del mondo, in programma quest’estate, giochi Olimpici e Tour de France sono state rinviate. Una situazione molto complicata soprattutto perché si tratta di calendari internazionali, inevitabilmente influenzate dai problemi di mobilità e controlli frontalieri che in questi si sono irrigiditi in maniera esponenziale. A passare la mano direttamente al 2021 sono stati l’Europeo Velocità in Salita e l’Europeo di Autocross, due serie condizionate in maniera particolare dalla loro stagionalità, comunque poco propense ai cambiamenti, legate nella formazione dei loro calendari a liturgie politiche antiche e prive di reattività. Ma a colpire maggiormente non poteva che essere la mancanza del calendario WRC, l’unica serie legata ad un ente promotore che almeno in linea teorica dovrebbe accelerare l’adeguarsi alla situazione. Le difficoltà d’altronde erano le medesime per tutti, anzi in circuito la situazione in molti casi è risultata ancora più complicata, ma nonostante questo si è arrivati a trovare dei punti di mediazione. Invece il WRC ha dovuto rinviare la presentazione del suo calendario a fine giugno, termometro di uno stato di salute pessimo con una guerra sotterranea tra FIA e Promotore, che comincia a produrre una marea di danni i cui strascichi potrebbero avere conseguenze ben più pesanti (come perdere uno dei costruttori impegnati). Sino ad oggi si è cercato di minimizzare, riducendo tutto a normali divergenze, ma se così fosse la FIA sarebbe ancora più colpevole per avere avvallato una politica dissennata. In realtà a Place de la Concorde di colpe ne hanno molte, perché nonostante il palese immobilismo del promotore che non è riuscito a dare una sola risposta in tre mesi di pandemia, hanno atteso la cancellazione del Galles per imporre un cambio di rotta. Un impulso che ha fatto smuovere le cose, ma non abbastanza rapidamente e con una bozza quasi fatta non si è riusciti a presentarla sui tavoli FIA persi nella discussione di dettagli, nella maggior parte dei casi finanziari. Così oltre al calendario non è stato ratificato nemmeno il nuovo regolamento tecnico 2022, per non parlare di uno dei gradini della piramide rally, ovvero la nuova classe rally3 che continua ad essere avvolta nel mistero più assoluto. La bozza di calendario 2021 più che un’arma di distrazione ha il sapore di una presa in giro senza precedenti.

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