CRZ ZONA1, ATTENTI AL “CAVE”

0

Fabrizio Caveglia, conosciuto nell’ambiente con lo pseudonimo di “Cave”, in questi ultimi anni è diventato un vero e proprio punto di riferimento dei rally piemontesi, non solo per le tante vittorie di classe ottenute con la Peugeot 106 della V-Mat, ma anche per un suo stile di guida che entra dritto nel cuore dei tifosi.

Quando si parla di rally in Piemonte uno dei tanti nomi che risuona spesso e volentieri sulla bocca degli appassionati è sicuramente quello di Fabrizio Caveglia, ma per tutti semplicemente il “Cave”. Classe 1990, il pilota natio di Cirié in questi ultimi dieci anni ha raggiunto traguardi davvero notevoli, conquistando per ben cinque anni consecutivi (dal 2021 al 2025) il titolo di classe nella Zona 1 con la Peugeot 106 N2, prima, e poi con la versione A6, vincendo la classe per ben 29 volte in 39 partecipazioni al volante delle piccole e pepate vetture della Casa del Leone, mettendosi alle spalle in diverse occasioni anche auto ben più performanti e aggiornate. Numeri che certificano le grandi doti del portacolori della scuderia Cars For Fun, il quale si dimostra un campione, non solo all’interno di una vettura da rally, ma anche al di fuori, risultando un vero antidivo grazie a questa sua semplicità nei gesti e nei modi di fare che è ormai merce rara nell’epoca in cui viviamo, e che lo rende così ben benvoluto ed apprezzato da tanti appassionati.

– Fabrizio, partiamo dalle origini. Dove nasce la tua passione per i rally?

“Inizialmente il mio primo amore sono state le bici, e in età adolescenziale ho avuto modo di disputare diverse gare. In seguito, una volta compiuti i fatidici diciotto anni e presa la patente, grazie al fatto che vicino casa passava il Rally Città di Torino, è scoppiata la passione. I primi tempi andavo alle gare da semplice appassionato, poi iniziando a lavorare ho messo dei soldi da parte e nel 2015, all’età di 25 anni, ho preso il via al mio primo rally.”

– Quando hai iniziato a correre c’è stato, o c’è ancora, qualche pilota che hai preso come modello?

“Io ho sempre avuto una grande stima per Elwis Chentre, perché è un pilota che ha saputo costruirsi in Italia una bella carriera pur avendo un budget limitato e va molto forte, oltre ad essere un antidivo. Ed è anche per questo che lo ammiro e lo rispetto.”

– Non tutti lo sanno, e magari se lo saranno chiesto più di una volta, ma lo pseudonimo “Cave” quando nasce? 

“Fin dall’epoca delle scuole mi hanno sempre chiamato “Cave” e mai Fabrizio. Nel 2016 quando ho disputato il Valtiberina su terra, avendo il doppio cognome (il secondo è Beatris), mi hanno presentato come un equipaggio femminile perché si sono fermati a Caveglia Beatris senza leggere il mio nome. Dopo questo episodio ho deciso di utilizzare esclusivamente lo pseudonimo.”

– Sin dal tuo esordio sei sempre riuscito a portare a casa risultati di assoluto valore. Quale è la ricetta che ti permette di andare così forte?

“Non saprei dire, di sicuro penso di essere portato per la velocità perché qualsiasi mezzo che mi viene affidato cerco sempre di portarlo al limite. Riguardo ai rally è logico che più stai in macchina e più hai maggiori possibilità di andare forte, anche se probabilmente il mio passato da ciclista mi ha permesso di affinare molto le traiettorie. Su altri aspetti direi invece di no perché sono comunque due sport molto diversi.”

–  La vettura che ti ha consentito di fare uno step a livello di performance, e di risultati, è la Peugeot 106 della V-Mat, prima N2 e poi A6.

“Da quando sono insieme a mio cugino (Mattia Violante titolare della V-Mat) che ho aumentato il mio livello nelle prestazioni. Questo perché le macchine sono affidabili e sono riuscito a fare qualche gara in più durante l’anno, e quindi allenandosi uno riesce ad andare più forte. Ovviamente anche prima mi sono sempre difeso e ho guidato quasi tutte le macchine a due ruote motrici, però da quando sono con Mattia, come dicevo prima, ho cambiato passo e i risultati stanno venendo fuori.”

– Parlando della 106, quale è stata la differenza maggiore che hai riscontrato tra la N2 e l’A6?

“Bisogna dire che sono due macchine completamente diverse. La N2 è una macchina con poco motore e che si deve far scorrere tanto mentre l’A6 si cerca di far meno strada possibile perché ha tanta più potenza. Un pregio della N2 è che ti insegna tantissimo per saper sfruttare le altre macchine, perché è il pilota che va in un certo qual modo va a compensare quello che manca nella vettura. Infatti consiglio a tutti i ragazzi che vogliono iniziare di cominciare da una N2, e non la Rally5, perché quest’ultima viene venduta come un auto stradale ma con il cambio sequenziale. In realtà non è proprio così in quanto è già una macchina da corsa molto complicata e che va molto più forte di una N2.”

– Visto che abbiamo parlato di vetture a due ruote motrici, molti non se lo ricorderanno, ma te hai corso anche con la Clio S1600.

“Ho fatto tre gare tra il 2016 e il 2017, ma essendo che all’epoca avevo poca esperienza, l’avevo trovata una macchina molto difficile. Oggi, con il senno del poi, se dovessi usarla mi troverei bene. Nonostante l’esperienza limitata avevo portato a casa un secondo posto di classe al Rally Città di Torino e un primo in occasione della Ronde D’Estate.”

– Quest’anno hai nuovamente conquistato il titolo di classe nella Zona 1 per il quinto anno consecutivo. Quali sono secondo te le gare in cui hai dato il meglio di te?

“Le gare in cui mi sono comportato meglio sono tre: Castiglione, Città di Torino e Santo Stefano. Forse al Castiglione avrei potuto ottenere un risultato migliore ai fini della classifica assoluta, poi per colpa di una mia negligenza nel gestire un guasto alla pompa della benzina ho perso un minuto. Rimane un pò il rammarico perché nonostante il caldo sono andato veramente forte per tutta la gara. Per il resto, se devo tracciare un bilancio, direi che la stagione è andata per niente male visto che abbiamo vinto cinque gare nella zona 1 e due nella zona 2. Unico neo la Ronde del Canavese dove abbiamo fatto registrare il nostro unico ritiro dell’anno per la rottura del semiasse.”

– Una parte del merito per i risultati ottenuti in questa stagione, ma anche in quelle precedenti, va senz’altro anche ai tuoi navigatori.

“Io ho un bellissimo rapporto con tutti e mi sono sempre trovato molto bene. Quest’anno ho corso con Hervé Navillod al Canavese e sono subito entrato in sintonia, con Paolo Tozzini posso dire altrettanto. Con Fabio Treccani forse c’è un affiatamento ancora maggiore anche perché a Santo Stefano abbiamo corso la nostra diciassettesima gara insieme. Ma questo ovviamente non toglie nulla agli altri. Ad esempio con Pier Carlo Sala, che è stato il mio primo navigatore, ci sentiamo spesso ancora oggi. Con tutti i navigatori con cui ho corso si è instaurato un bellissimo legame ed è una cosa che mi fa estremamente piacere.”

– In ottica futura su quale auto ti piacerebbe salire?

“Premetto che spero di salire su una moderna e voglio tornare a lottare, non per una ipotetica assoluta, ma in una classe dove non manchino gli avversari. Come vettura, budget permettendo, sono orientato su una Rally4 / Rally5. Ad essere onesto tra le due preferisco la Rally4 perchè va più forte e nell’assoluta ti ritrovi anche più avanti, il contro è che i costi sono molto più alti di una Rally5.”

By Matteo Serena

Share.