ANNI DIECI…SAMENTE SEB

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Loeb ed Ogier: gli anni Dieci, in chiave rallystica, sono stati monopolizzati dai due Sebastien. Un dominio che ha lasciato il segno nella storia della specialità e del quale, ora, Area Corse approfondisce i punti salienti, attraverso questa sorta di faccia-a-faccia tra i due campionissimi transalpini.

 

Si scrive anni Dieci, si legge anni Seb. Oh, yes: il decennio che si è da poco concluso, in chiave rallystica, è stato caratterizzato dal dominio dei due Sebastien d’oltr’Alpe, Loeb ed Ogier: nove titoli iridati in due. I padroni del Mondiale, gl’insaziabili cannibali, i migliori. Nessuno come loro dal Duemila ad oggi, nessuno come loro in questa generazione di rallysti. Già, ma se poi volessimo andare oltre e tuffarci in un confronto tra i due francesi, dando il là ad una sorta di ‘finalissima’ che decreti il re di quest’epoca? Trattasi di esercizio assolutamente ozioso quanto azzardato, certo: perché tra il Seb alsaziano e quello provenzale la carta d’identità segna quasi dieci anni di differenza con tutto ciò che questo comporta, a partire dal fatto che le loro carriere si sono incrociate per non molti anni ed hanno avuto sviluppi profondamente diversi. Il testa-a-testa, quindi, è più che mai soggettivo e, come sempre in questi casi, può condurre a conclusioni discordanti a seconda del punto di vista dal quale lo s’inquadra. Ma in questa stagione di feste (per noi comuni mortali) e nella quale i protagonisti del WRC stanno lavorando dietro le quinte in vista della ouverture del Mondiale 2020, ci sta anche questo.

 

E allora, diamo il via alle danze, dando la parola alle statistiche. Secondo le quali il numero uno è il Sebastien di Haguenau: a parte la conta dei titoli iridati – 9 a 6, o 10 a 7 aggiungendo i rispettivi titoli JWRC -, a suo favore parlano il numero e la percentuale di vittorie (79 contro 47 e 44,4% contro 31,5%) e lo stesso dato riferito ai podi (118 contro 79, percentualmente tradotti in 66,3% e 53%), oltre alla media di speciali vinte (appena sopra le 5 a gara, mentre il rivale non raggiunge le 4); difficile, invece, il confronto in termini di punti – favorevole ad Ogier -, dato che proprio dal 2010 il sistema di punteggio è stato radicalmente modificato. I numeri riflettono un quadro piuttosto veritiero se non altro per la loro oggettività ma non sono sufficienti per tracciare un completo affresco della situazione: perché le cifre – giusto per snocciolare un semplice esempio – non di dicono che Ogier ha corso il 2012 con una vettura di classe inferiore, la Fabia S2000, né testimoniano i contesti agonistici nei quali ciascun pilota si è trovato anno dopo anno.

 

E questo c’introduce verso scenari più articolati, fatti di mille sfumature ed episodi. Qui, intanto, ci preme ricordare il famigerato 2011, di fatto l’unico anno nel quale i due Seb hanno disputato l’intero Mondiale sotto lo stesso tetto – quello del team ufficiale Citroen – condividendo il medesimo materiale tecnico. Scontro titanico, tra i più duri ed appassionanti nella storia iridata: i due piloti di spartirono il numero di vittorie, cinque a testa (e solo 3 quelle lasciate ai rivali fordisti) e se la giocarono in pratica sino alla fine, in un testa a testa che dilaniò la squadra ufficiale Citroen; a fine stagione, Loeb si aggiudicò il suo ottavo e più sofferto alloro, mentre Ogier fu costretto a lasciare il team per costruirsi un (glorioso) futuro altrove. Al di là dell’epilogo, in quella stagione i due dettero la sensazione di essere davvero molto vicini in termini velocistici e Loeb si trovò a più riprese messo alle corde dal più giovane rivale, il quale da parte sua resse molto bene il confronto in quello che il primo, concreto assalto al trono iridato. Peraltro, a molti restò il dubbio di come sarebbe andata a finire se la casa francese avesse lasciato liberi i due sfidanti, anziché schierarsi apertamente a favore del pilota con il quale aveva avviato la sua egemonia dall’ormai lontano 2004 (dopo aver perso al fotofinish il titolo 2003).

 

Da allora, il confronto fra i due è stato saltuario, perché quando Ogier si ritrovò tra le mani un’auto la vincente – la Polo, nel 2013 – Loeb stava iniziando a dirottare il proprio iter agonistico verso altre specialità, arrivando a dedicare ai rally solo sporadiche apparizioni. Questa svolta ha di fatto interrotto il dualismo, lasciando in sospeso un confronto che ci avrebbe permesso di farci un’idea più concreta sulle caratteristiche dei due campionissimi del WRC; di sicuro, però, in questi sette anni i due Seb hanno continuato ad alimentare i rispettivi miti senza offuscare la stella del rivale.

Oggi, così, di Loeb ci resta la percezione di un pilota universale, unico pilota dell’era moderna capace di andare forte con ogni vettura e nelle più disparate specialità (dai prototipi del WEC a quelli della Dakar, senza dimenticare il successo con record alla Pikes Peak ed i buoni riscontri ottenuti nel WTCC e nel WRX). Ogier ha invece ingigantito il proprio status di campione non solo con i successi in serie, ma soprattutto grazie alla capacità di arrivare al titolo con auto e team diversi ed in stagioni caratterizzate da un certo rinnovamento tecnico: se la genesi del binomio Ogier-VW può essere in un qualche modo comparabile all’epopea di quello composto da Loeb e Citroen, la doppietta iridata colta dal più giovane dei Seb con la Fiesta M-Sport ha un peso specifico enorme, soprattutto se si considera il valore della vettura sfornata a Cockermouth rispetto alle auto rivali; a questo, va aggiunto appunto che Ogier si si è rivelato tremendamente superiore alla concorrenza sia con le WRC di vecchia generazione, sia con le WRC Plus introdotte dal 2017.

 

Questa introduzione apre di fatto il dibattito: lo svilupperemo su queste colonne con Gianpaolo Ravera e Christian Manzino, i nostri ‘inviati mondiali’ che il proscenio iridato lo vivono da anni, contando ovviamente anche sui vostri commenti.

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