Dal consiglio mondiale di Macao molte discipline hanno già presentato i loro calendari 2026, manco a dirlo è mancato quello WRC secondo indiscrezioni la WRC Promoter sarebbe in attesa di finalizzare con il rally USA, la domanda però sorge spontanea con un pre contratto in mano, e la dead line venti ventisei fissata la stagione passata cosa stanno aspettando.
In una delle visite al WRC gli uomini del rally USA in una chiacchierata a ruota libera, sull’argomento dollaroni hanno tagliato corto parlando di un budget superiore alle esigenze della gara WRC. Un affermazione che se da una parte è abbastanza chiaro gli ha spalancato le porte della WRC Promoter, ed ha favorito la stesura di un precontratto inducendo il promoter di Monaco a concedere proroghe su proroghe all’inserimento in calendario. Dall’altra parte fa a pugni con delle edizioni zero assolutamente inconsistenti, lontane anni luce dal dimostrare una macchina organizzativa in grado di organizzazione un WRC, o qualcosa di lontanamente degno almeno di una prova nazionale, inoltre quella venti venticinque ad oggi non risulta a calendario. Edizioni dove nessuno pretende qualcosa di sfarzoso, ma l’impressione data è quella di gare paesane, organizzate in povertà assoluta, per non dire miseria. Anche nella rappresentanza in altre manifestazioni l’impressione non cambia, vestiario di rappresentanza a parte. Un’altra cosa che comunque emerge nettamente leggendo tra le righe è il conflitto mai sanato con l’ARA, l’organizzazione che si occupa del campionato USA e di alcune serie regionali made in United States. Una guerra mai dichiarata apertamente, ma è evidente che dalla parte di ARA c’è una sorta di forte diffidenza, mentre dall’altra non c’è mai stata la volontà di coinvolgere gli uomini della serie a stelle e strisce. Così siamo arrivati a fine giugno e la WRC Promoter è ancora in attesa di trasformare il precontratto in un contratto vero e inserire gli USA nel 2026. Un attesa giustificabile non solamente sotto l’aspetto del vil denaro, ma con un Promoter che vorrebbe lasciare la mano a nuovi investitori un contratto con gli Stati Uniti sarebbe un magnifico specchietto per allodole. Ma a questo punto siamo oramai arrivati in zona Cesarini, ed aspettando una risposta definitiva tutto potrebbe scivolare in autunno, senza contare che ci potrebbero essere anche altri slot da sistemare, di cui si parla molto meno. Un esempio è il ritorno della Croazia che potrebbe vedere salire sull’altare sacrificale il Central European, ma nel caso di un altro slittamento degli USA si solleva un punto interrogativo, ovvero passare a quindici gare lasciando dentro la gara con base a sud di Monaco di Baviera. Sta di fatto che sino ad oggi chi parla dell’ingesso degli USA come un effetto del dio denaro, a noi sembra una sorta di partita di poker dove qualcuno sta bluffando alla grande cercando di andare a vedere il più tardi possibile, perché ad oggi in mano non ha le carte e soprattutto i soldi.