La gara Saudita che andrà a chiudere il WRC nell’ultimo fine settimana di novembre, ha mandato in scena ad inizio maggio una prima edizione, il classico numero zero se non fosse stata inserita nel MERC; un primo esame dove è andato tutto o quasi storto e sono emerse un mare di lacune, con solamente sei mesi per rimediare a un organizzazione inesistente.
Il livello organizzativo del MERC è definito da molti dei piloti che lo frequentato, appena sufficiente, lontano da un esempio da seguire. Dalla sua gioca l’assenza di pubblico, fattore importante per nascondere, come la polvere sotto il tappeto, una certa leggerezza sull’argomento sicurezza. Il rally con base Jeddah si è presentato con un primo layout disegnato sulle esigenze della serie continentale medio orientale, con 189,48 chilometri cronometrati. Ma nella prima tappa per ragioni di sicurezza sono saltate ben tre speciali, la bellezza di 49,11 chilometri, ovvero il 50% di quella tappa, ¼ dell’intera gara. Tante, anzi troppe le lacune evidenziate nella gara da un organizzazione esageratamente superficiale, a metterci una pezza sono stati chiamati gli uomini dell’organizzazione Estone, terminato il loro impegno nel WRC a metà di luglio si trasferiranno in Arabia tentare di portare gli standard ad un livello accettabile. Se la macchina organizzativa fa acqua e si sta correndo ai ripari, il percorso si è rivelato un mezzo disastro con una parte desertica più sabbiosa dove la strada a tratti è di difficile identificazione. Ma ancora peggio sono risultate le strade quando ci si arrampica sulle montagne di origine vulcanica, alcuni tratti lavorati sono risultati accettabili anche se il fondo non è compatto e tende a scavarsi. Molte altre porzioni presentano un fondo roccioso, con molti pietroni sporgenti, strade e piste molto simili a quelle della Dakar decisamente al limite per le vetture dei rally. Un tracciato che ha lasciato senza parole Juho Hanninen l’unico pilota Europeo al via, mandato in avanscoperta dalla Toyota. Ovviamente nessuno si è lasciato andare a critiche aperte, ma i sussurri dietro alle quinte sono sufficientemente preoccupanti. Il tempo stringe e per riuscire a dare un riassetto alle strade occorre un importante mole di lavoro, i budget non mancano ma bisognerà fare i conti con la volontà di una federazione che ha sempre vissuto i rally con una filosofia prossima al Cross Country.