Il pilota finlandese dopo l’anonima settima piazza in Portogallo in Sardegna si spera riesca a regalare qualche acuto, almeno nella frazione del venerdì dove la posizione di partenza gli propone una strada decisamente pulita, almeno questa volta non dovrà partire con i fantasmi di un uscita di strada dietro le spalle.
La stagione di Sami Pajari continua nelle mansioni di apprendista, anche se oggi è oramai arrivata al giro di boa, ed il bilancio non è molto confortante, soprattutto per i due errori che lo hanno mandato al tappeto al Montecarlo, ed alle Canarie, due brutti scivoloni in prospettiva degli impegni immediatamente seguenti: Svezia e Portogallo. Con le gomme chiodate a Umea e con le terra a Porto le rovinose uscite di strada precedenti, lo hanno portato a disputare due gare dove avrebbe potuto mettersi in mostra con il freno a mano tirato. In realtà nessuno pretende dei piazzamenti importanti, lo scorso anno al debutto in Finlandia aveva chiuso la sua gara al quarto posto, ma a dargli una mano nella generale erano state le tantissime uscite di scena (tra ritiri e super rally) dei protagonisti a cavallo delle rally1. Qualche acuto nella top five di speciale non è pero mancato, compreso uno scratch sulla Ruuhimäki, in Portogallo invece anche gli acuti si sono ridotti ai minimi termini. Due volte nella top tre di speciale, ed un totale di cinque nella top five è davvero troppo poco per la ambizioni del ventitreenne finlandese. L’obbiettivo primario resta macinare chilometri ma anche cominciare a vedere qualche sprazzo di luce, il rischio di trovarsi in Finlandia impegnato in un faccia a faccia all’arma bianca con Oliver Solberg, per chi sarà dentro nel venti ventisei è molto più che un rischio. Sarà quindi la gara di Olbia la prima importante cartina tornasole dei suoi progressi, se non altro questa volta il Portogallo non ha lasciato strascichi negativi. La posizione di partenza gioca dalla sua, ed attendersi qualche acuto è il minimo sindacale, questa tipologia di sterrato non è la sua (più levigata e con medie molto più alte), ma ancora meno erano le Canarie dove ha fatto registrare velocità e continuità prima di cancellare quanto buono aveva fatto con un bel colpo di spugna sulla Tejada. Una prima parte di stagione dove le colpe vanno equamente spartite tra lui ed il team, secondo noi reo di non tirare mai le briglie ai suoi piloti, al Monte su una scelta di gomme troppo rischiosa e alle Canarie quando evidentemente stava alzando troppo il passo. Gli ordini non servono solamente a decidere eventualmente le posizioni dei primi, ma nel caso dei giovani hanno lo scopo di evitare uscite di strada, ed insegnare a interpretare i segnali e a gestire il proprio passo. Invece sotto questo profilo la squadra di Jyvaskyla ha sollevato più di un punto interrogativo, dimostrando lacune aggravate da tifoserie interne che non fanno certamente bene al clima di squadra. Il giudizio che alla fine conta è però quello della squadra e quando mancano i risultati, gli errori dei piloti pesano molto di più.